VOLTI E STORIE DI DISCRIMINAZIONE

A cura dei ragazzi del C.I.O.F.S.
VOLTI E STORIE DI DISCRIMINAZIONE

DALPALCO DEL 25 APRILE - Leggi l'intervento

CIOFS - Oumeina Kemiri

La giornata di oggi, 25 aprile 2024, è dedicata a Dolores Alberghini e alle Donne della Resistenza.

Donne coraggiose che hanno percorso con determinazione un cammino di libertà che, erano certe, avrebbe permesso alle donne delle generazioni future di guadagnarne ogni volta un pezzo in più.

E da lì partire a loro volta per intraprendere una strada verso la piena parità che ancora oggi deve essere raggiunta.

Una parità che, ribadiamolo ancora se occorre, NON significa uguaglianza tra i generi ma riconoscimento della loro differenza e che si basa su relazioni reciproche senza gerarchie di potere.

Donne in cammino, con sempre maggiore consapevolezza e determinazione.

Come me, che questa mattina sono su questo palco per dire che un diritto per essere una conquista non deve lasciare indietro nessuno, o meglio nessuna.

Se guardo a Paesi non lontani da qui, e oggi tu.o il mondo è vicino grazie alle innovazioni tecniche, vedo donne che devono comba.ere per il diritto primario, fondamentale alla visibilità, a veder riconosciuta la dignità del proprio esserci prima di tutto come corpo.

E’ la denuncia che troviamo nelle pagine del libro “Leggere Lolita a Teheran” della scrittrice iraniana Asar Nafisi, pubblicato nel 2003 e tradotto in 32 lingue nel mondo, che fotografa la tragica situazione di sofferenza per le donne di quel Paese.

 

L’autrice narra la sua storia di docente che, impossibilitata dal regime degli Ayatollah a continuare ad insegnare le.eratura inglese all’Università di Teheran, decide, a rischio della propria vita, di organizzare un seminario per sette delle sue allieve più motivate, per leggere e discutere insieme alcuni dei più importanti capolavori della cultura araba ed occidentale.

Dice la scri.rice: “Il seminario diventò il nostro rifugio, il nostro universo autonomo, una sorta di sberleffo alla realtà di volti impauriti nascosti nei veli della città sotto di noi…”.

Il seminario diventa per l’autrice e le sue allieve uno spazio di LIBERTA’ e di RESISTENZA nei confronti di un regime totalitario, repressivo e censorio, allora come oggi.

 

Così la Nafisi descrive quel che avviene nella stanza della sua abitazione dove si svolgono le lezioni: “In quel soggiorno ci scoprimmo essere umani dota di vita propria ; e poco importa quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo impaurite e intimidite…tentavamo di fuggire e di creare un nostro piccolo spazio di libertà….e sfruttavamo ogni occasione per esibire la nostra insubordinazione: lasciando spuntare una ciocca di capelli dal velo, insinuando un po’ di colore nella smorta uniformità delle nostre divise, facendoci crescere le unghie, innamorandoci e ascoltando musica proibita”.

Quello che le ragazze raccontano ad ogni incontro sono storie di umiliazione e di sofferenza.

Racconta l’autrice: “…immaginiamo una donna iraniana camminare per le strade di Teheran …È meglio per lei se nessuno la nota, la sente, la vede. Non cammina ben eretta, procede a testa bassa senza guardare nessuno negli occhi.

Se decide di prendere l’autobus, una donna non può sedersi dove vuole. Deve salire dalla porta posteriore e mettersi nelle ultime file, quelle destinate alle donne.

Le strade di Teheran sono pattugliate da uomini armati…loro compito è quello di accertarsi che le donne si vestano in maniera consona, non si trucchino, non si mostrino in pubblico in compagnia di uomini che non siano i rispettivi padri, fratelli o mariti.

Nel corso di una ventina d’anni le strade si sono trasformate in zone di guerra…le giovani donne che disobbediscono alle regole vengono caricate a forza nelle auto della polizia, portate in prigione, frustate, multate, umiliate”.

 

Il pensiero della Nafisi è chiaro: “Chiunque fossimo -e non importa a quale credo appartenessimo, se volessimo portare il velo oppure no, se osservassimo o meno certi precetti religiosi- eravamo diventati il sogno di qualcun altro. Un severo ayatollah si era posto alla guida del Paese e ora voleva crearci tutti di nuovo ad immagine e somiglianza di un passato illusorio”.

Come ogni totalitarismo, anche il Regime degli Ayatollah vuole ricreare tutta la società, e le donne in particolare, sulla base di un proprio ideale religioso o politico, reprimendo la naturale aspirazione di ciascuno ad esprimere, realizzare e veder riconosciute le caratteristiche specifiche della propria singolare ed irripetibile individualità.

Continua la scrittrice: “più e più volte mi ritrovo a constatare che le ragazze hanno un’immagine di sé incerta; riescono a vedersi, a immaginarsi, soltanto a.raverso lo sguardo degli altri e, paradossalmente, proprio delle persone che più disprezzano. Ho sottolineato loro: AMARE SÉ STESSE, FIDUCIA IN SÉ STESSE”.

Il messaggio di libertà più importante che l’autrice affida alle pagine del libro e rivolto a tutte le donne, non solo a quelle iraniane, è quello dell’AUTODETERMINAZIONE, dello scoprirsi sé stesse al di là dello sguardo altrui, delle lenti attraverso cui la società guarda alle donne, prescrivendo loro come DEVONO ESSERE.

Nel pensero di Asar Nafisi, DIVENIRE DONNE (perché DONNE NON SI NASCE, LO SI DIVENTA, per utilizzare le parole di un’altra grande e insuperata scrittrice) significa non trasformarsi nel sogno di qualcun altro ma decidere da sé chi essere, cosa desiderare e in quale direzione andare.

Buon 25 aprile a tutte le Donne che allora come oggi combattono la propria Resistenza contro l’oppressione, la discriminazione e contro tutto ciò che impedisce loro di essere sé stesse e di affermare la propria libertà e identità.